Cassetto personale · Un'anima su carta

Racconto natalizio.

Pubblicai per la prima volta questa storia per un contest natalizio di scrittura. Ero talmente piccola che non ricordo nemmeno di quanti anni fa fosse. Eppure ogni volta che rileggo le mie parole, mi sembra di rivivere quel qualcosa che mi spinse a scrivere tutto questo. Sarà banale, ingenuo, scontato…ma ero io; e lo sento come un pezzo di cuore su carta.

-Quando la neve cade-

Odio il Natale.
Luci, calore, affetto. Tutto ciò che in me manca.
Me lo ricordano ogni giorno.
Io così inutile su questa terra, non ho un posto dove andare.
Stupido mondo, che mi ha lasciato sola.
Stupido ragazzo che mi ha sottratto l’anima rendendomi un inutile involucro, che non proverà mai più niente.
Ti odio, e ti amo con tutto il cuore.
Per ora, per sempre, sarai nei miei miei ricordi
più veri.

21 dicembre. Il mio compleanno.
Un altro giorno aspettando il Natale, continuano a dirmi. Io però sono una fra i pochi ragazzi al mondo che quell’atmosfera non la comprende, e che sa, che non avrebbe mai fatto parte di noi.
Stupide canzoni, parlano di bontà, generosità. Tutte cose che a questo mondo non esistono. Chi oggi può reputare di avere queste qualità?
Viviamo in un mondo buio, di dolore e sofferenza, in cui nessuno capisce neppure più il calore di un sorriso. La felicità che un semplice gesto può donarti.
Io almeno, non lo farò mai più.
Il mio mondo da otto mesi a questa parte non ha più senso. Molti intorno a me hanno notato il cambiamento. Io ora non so più in che sperare, o meglio non ricordo più come si fa a farlo. Sognare, desiderare, verbi di cui non conosco più il significato. Tutte cose facenti parte della vecchia me. Quella ragazza solitaria, tranquilla che aveva trovato un suo posto nel mondo. Un posto tranquillo, sereno che le infondeva gioia e le permetteva di aprire gli occhi ogni giorno. Avevo compreso il significato della parola ”amore”.
Tutto come al solito, era troppo bello per essere vero.
I miei occhi così tranquilli, ora sono pervasi dal dolore, mostrano uno sguardo agghiacciante, senza sentimento, trasmettono freddo.
La mia carnagione colorita e rosea è scomparsa. Sono bianca, pallida con le occhiaie sotto gli occhi.
I capelli si cui andavo tanto fiera hanno perso la luminosità di un tempo. Ora anche alla luce non hanno quei riflessi che al sole li facevano apparire cosi splendidi, invidiabili.
Ecco cio che la mancanza di un tuo sorriso ha causato in me.
Cosa il tuo amore non mi darà più: la gioia di vivere, ogni giorno su questa Terra.

Sono cambiata. E questo Natale lo mostrerà al mondo.
L’ho gia detto? Oggi compio diciannove anni. Alcuni la considerano un’età invidiabile. Ho una macchina, e frequento l’università dove ho sempre desiderato andare, eppure non sono felice.
Mi manca tutto il resto.
E’ festa, ma ho deciso di trascorrere questo periodo nella mia nuova città, lontano da tutto e da tutti. Parenti, amici, sono l’ultimo dei miei pensieri, ora che non mi sento più a casa. Ora che non ho più una casa, un rifugio, un mio posto nel mondo.
Gli farò una telefonata per ricordargli che non sono morta, pensavo tra me e me. Tanto chi avrebbe potuto capire quel vuoto nel mio animo? Discutere sarebbe stato inutile.
Gli occhi fanno quel che possono niente meno e niente più, tutto quello che non vedono è perchè non vuoi vederlo tu! (Ligabue)
La radio, che come ogni mattina ascolto guardando fuori dalla finestra.
Che bella quella frase. Mi è sempre piaciuta tanto. Forse qualcuno ha capito come gira il mondo.
Pensieri che sgorgavano fuori senza sosta dalla mia testa. Forse facendo collegamenti che mai nessun altro avrebbe capito, ma che per me avevano un senso, un senso profondo. Il dolore non ha confini,ed io, pur provandoci, non sono riuscita a crearne uno in otto mesi. Come avrei potuto farlo se ormai non conosco altro che dolore?
Mi rifiuto di parlare, con tutti.
Mi rifiuto di avere rapporti con il resto del mondo.
Se qualcuno mi chiede come va, non rispondo.
Come posso rispondere normalmente ed essere al contempo sincera?
Tutto in me grida aiuto, in silenzio, sottovoce.
Non ho mai provato a rispondere, perchè è impossibile. Come posso spiegarlo a qualcuno?Mi sento vuota, senza vita.
Qualcuno può accettare questa come risposta?
Mi prenderebbero per pazza, e farebbero anche bene.

Penso di essere diventata pazza.
Ogni giorno è sempre peggio. Mii rendo conto di allontanarmi sempre più dal mondo reale che ormai non può darmi più niente.
Guardo fuori dalla finestra cercando un appiglio, un segno. Il mio telefono come ogni giorno è appoggiato affianco a me sul tavolino.
Aspetto ancora una telefonata, un messaggio, uno squillo.
Sono otto mesi ormai che aspetto un segno della tua presenza, qui, affianco a me.
Esattamente dove avresti dovuto essere oggi, tu, amore mio.
Sarei stata felice, come ogni giorno della mia vita passata al tuo fianco e ora forse avremmo festeggiato insieme il mio compleanno facendo tutto ciò che più ti sarebbe piaciuto, perchè tu saresti stato il regalo mio più grande.
Come hai potuto dimenticarmi?
Rivedo la tua immagine ogni giorno nella mia mente, e il mio cuore tituba, si blocca per qualche istante, perchè la tua assenza è sofferenza pura per me.
Ogni giorno vedo parte della mia vita fuggire via.
Ogni giorno quell’essenza che mi rendeva viva, quella mia realtà si traforma in semplice ”ricordo”, e la me felice entra a far parte di un passato sempre più lontano.
Come te amore.
Così lontano, eppure così vicino.
Quanto tempo è passato?
8 mesi, 3 giorni, 16 ore e 22 minuti. Un lontano 19 maggio alle 17 hai distrutto tutto, ed io ora son qui a raccogliere quei pezzi e cercare di riattaccarli insieme.
Da sola.
Non sarebbe dovuta finire così, lo sai.
Io tengo acceso ancora il ricordo con ogni essenza di vita rimastami. Quella vita che presto o tardi finirà, aspettando te.
Eterna la mia attesa, perchè eterno sarà il tuo ricordo.
Guardo fuori, ragazzi e ragazze girano con pacchetti e pacchettini in mano tutti colorati. Sorridono e sembrano felici. I ragazzi dicono: ”le scuole stanno per finire”, ognuno col suo carico di sogni e di speranze.
Da questa finestra ho visto passare l’estate, l’autunno ed ora l’inverno. Sempre la stessa gente, la stessa ”inutile” gente.
Non mi permettono di essere felice, come facevi tu.
Mi guardo in giro cercandoti, e rivedo il tuo volto nel viso di ogni passante perchè appari come un miraggio per me. Guardo le vetrine dei negozi per far passare quel tempo così infruttuoso e senza senso. Non aspetto niente, se non te.

Oggi 12.35 non ho avuto quello che speravo, neanche oggi, giorno del mio compleanno. Lo segno su un’agenda riposta nel mio comodino.
”Tanti auguri a me, buon compleanno Gilda” scrivo accuratamente.
Una lacrima riga il mio volto.
Una lacrima?
I miei occhi non hanno più lacrime. Io non riesco più a piangere.
Incredula oltrepasso il letto e vado davanti lo specchio del bagno.
E’ una lacrima, una pura e comunissima lacrima, che mi lascia di stucco, senza fiato.
Perchè ora? Mi chiedo tra me e me.
Non capisco.
Sono mesi che non ci riesco più, ed ora improvvisamente…

La finestra si spalanca sbattendo sul muro adiacente.
Un tonfo, corro velocemente per chiuderla.
”Devo stare più attenta a qui rompo tutto”. Mi sono detta, quasi come un rimprovero. Arrivo alla finestra e un vento gelido inizia a soffiare tanto che devo fare un pò di forza per ricongiungere i due vetri della finestra e chiuderli. Distrattamente guardo giù.
Lo vedo.

E’ Natale.
25 dicembre.
Sono qui sulla panchina dove ti ho aspettato per quattro giorni. Dalle otto di mattina alle dieci di sera. Ogni giorno, sempre qui, sperando di rivederti, come allora, al mio compleanno.

Appunto queste cose sulla mia agenda.
Fa freddo, e anche oggi ti aspetterò qui.
Chiedo ad un passante che ore sono.
”Devo mandare un messaggio di auguri alla mia famiglia, non mi sono fatta più sentire da quel giorno” pensai, ma alla fine non mi interessava, avrebbero potuto pensare quello che volevano di me.
Continuai a scrivere.
Mi avevi lasciato di stucco, senza fiato. Potevi mai essere qui? E perchè poi? Per me?
Ricordo che ti vidi dalla finestra.
Non era stato inutile guardare fuori e aspettarti. Questo dopotutto mi rincuora.
Sapevo che saresti tornato.
Tu mi amavi ricordi?
Il nostro era un amore che sarebbe dovuto durare per sempre.
Appena i miei occhi ti videro per strada, non sapevo esattamente cosa stessi provando. Troppe emozioni in troppo poco tempo. Ero confusa, felice, emozionata, sbalordita, non so se possano esistere degli aggettivi che permettano di capirlo. Ricordo solo, che prima ancora che alla mia mente arrivasse un pensiero sensato le mie gambe avevano iniziato a correre verso la porta. Avevo afferrato il telefono, posto sul tavolino ed ero corsa giù. Fosse stato solo per farti capire che mi ero accorta di te, che ti aspettavo, che non avevo mai smesso di pensarti. Avrei voluto tanto rivedere un tuo sorriso, quelli che mi mancavano tanto, sentire ancora il calore di un tuo abbraccio, possibilmente. scesi le scale il più velocemente possibile, non avevo indossato nemmeno un cappotto.
Andavo tremendamente di fretta.
Non potevo farmi sfuggire un’occasione del genere.
Non me lo sarei mai potuta permettere, nè perdonare.
Chiusi il portone, mi guardai in giro.
Dove eri andato?
Ti vidi alla fine del viale.
Riniziai a correre.
Scansavo i passanti senza difficoltà. Ti dirigevi verso il parco, e nonostante andassi il più veloce possibile, sembravo non raggiungerti mai. Mentre cercavo di seguirti con lo sguardo in mezzo alla folla, per non perderti di vista, pensavo. Ora tutto sembrava più chiaro. Ora avevo un qualcosa da fare, più importante di tutto il resto, un obiettivo che aveva sovrastato tutti, ”arrivare a te”.
Rivedevo il tuo volto nei ricordi. Quei ricordi cosi dolorosi e amari.
E’ come se avessi smesso di vivere da allora. Il tempo continua a passare, eppure mi rivedo sempre lì, nel momento in cui decidesti di distruggermi. Sapevi che il mio cuore non avrebbe retto a ciò che stavi facendo.
Una parte di te lo sapeva. Non hai voluto darle ascolto, e mi hai sopravvalutato.
Te ne rendi conto?
Non potevo.Era davvero troppo per me.
In ogni caso, alla fine avevamo sbagliato entrambi. Ne sono consapevole.
Adesso dovevamo trovare solo la forza di perdonarci per i nostri sbagli, piccoli eppure così devastanti.
Io l’avevo fatto da tempo.
E speravo che allora, quando ti vidi, fosse arrivato il tuo momento per perdonare me.
La mia speranza mi illuminava in viso, la mia bocca iniziò finalmente a sorridere di nuovo. Una corsa che sembrò eterna, ecco come la ricordo. Una lunghissima e vana corsa dietro te. Non ebbe mai fine, o almeno non una fine che io ricordi.
Mi sono ritrovata il giorno dopo qui. Su questa panchina.
Non so esattamente cosa sia successo.
Ma i miei ricordi si fermano li. Neanche loro possono aiutarmi adesso.
Ora sento solo il bisogno di venire qui, ogni giorno in questa panchina nel parco vicino a quel lungo viale. Non c’è una spiegazione logica, ma lo faccio lo stesso perchè ne sento il bisogno, ho la necessità di farlo, o meglio perchè il mio cuore me lo chiede insistentemente. E’ come se sperasse che qui possa riniziare tutto. Io abbia la possibilità di vederti ancora e finalmente possa raggiungerti.
D’altra parte il mio cervello mi dice che è stupido, dannatamente assurdo. Inutile, ecco come lo definisce: inutile. Ma se io sono qui è perchè il mio amore per te è stato molto più che un semplice rapporto. La cognizione del tempo e dello spazio con te, io non l’ho mai avuta. Nulla di logico o razionale. Il mio amore per te è istinto, passione, ardore, un qualcosa che non mi permette più di sentirmi viva adesso. Quando è finito tutto, mi sono ritrovata in un mondo a metà tra la razionalità e l’illusione di poter essere ancora in quel sogno che vivevo con te. Solo che si erano chiuse tutte le porte per accedervi. Tutte. Io continuavo a vivere in quell’utopia, nel suo ricordo. Ma questo era tutt’altro che soddisfacente: all’inizio piangevo, poi neanche più quello. Quando ti ho rivisto, io ero ancora a metà fra i due mondi aspettandoti. In quel momento è come se una di quelle porte in lontananza si fosse aperta e io stessi percorrendo la via per raggiungerla e rientrare nel mio sogno.
Ora però sono qui, nel punto in cui ho perso di vista la mia via di salvezza, aspettando che prima o poi riappaia, come d’incanto.
Ma perchè eri qui?
Neanche in questo riesco a far combaciare i due pensieri, i due punti di vista di razionalità e del desiderio. Non sono più capace di darmi risposte, o in fondo non lo sono mai stata. Tu mi davi le mie risposte di vita.
Assurdo pensare quando dipendevo da te, e quanto lo faccia ancora adesso, assurdo.
Avevo legato la mia vita alla tua.

Inizia a nevicare. Mi era sempre piaciuta la neve, anche da bambina. Fiocchetti cosi perfetti di ghiaccio cristallizzato. Bellissimo. La osservo scendere lenta e posarsi su tutto, compresa me. Non mi muovo ad eccezione della penna che continua a scrivere, fra un pensiero e l’altro mi fermo a guardare. Fa freddo, davvero tanto freddo, ma perchè tornare a casa? Non c’è nessun motivo che mi spinge a farlo.
Qui ho la neve che mi fa pensare ad altro, lì i ricordi si annidano dietro ogni angolo.
La mia casa era la tua, ed ogni cosa mi ricorda te.
Avevi lasciato anche pochi oggetti: una penna, un portachiavi ed uno scontrino.
Lo scontrino di quella cioccolata calda che prendemmo insieme.
Non ho mai permesso a nessuno di toccarli. Sono lì esattamente dove li hai lasciati.
Ho le mani rosse dal freddo, non riesco nemmeno più a scriv…

-Un abbraccio da dietro-
Calore…

Impossibile, impossibile la mia mente inizia a dire.
Sento le lacrime rigare il mio viso, le mie mani cercare qualcosa da stringere con tutta la loro forza.
Impossibile, impossibile continuo a ripetere.
Sento un gran calore pervadermi dentro.
Impossibile, impossibile… Il mio cervello non riesce ad accettarlo.
Entro in un mondo diverso. E’ tutto bianco intorno a me, una luce mi illumina.
Oddio ricordo questa sensazione.
Piano piano quel mondo tutto bianco si riempe di colori, di luce, di suoni. Mi ritrovo su un prato distesa, non sono più sola adesso.
Il mio sogno.
Sono rientrata nel mio sogno, nel mio mondo.
E’ lui, il mio cuore ansima.
Lo so che è lui.
Non ci fu bisogno di girarmi.
Le sue braccia forti mi avevano avvolto, percepivo la sua testa vicino la mia. Lo immaginavo, e quell’idea che mi ero fatta di come si fosse disposto era così reale che non ci fu bisogno di voltarmi. Il mio cuore aveva percepito la sua presenza.
Le mie difese erano calate, e con loro tutto il resto.
”Amore…”
Non risponde, ma mi stringe ancora più forte. Sono felice. Finalmente felice. Nion so con che parole esprimere ciò che provo adesso. Mi sento realizzata.
”Grazie per essere qui, grazie per essere tornato da me…”
Non proferisce parola.
”Ti amo”.
Quanto sognavo di dirglielo ancora una volta.
Sento il suo volto avvicinarsi, struscia la sua guancia sulla mia.
E’ bagnata.
”Amore stai piangendo?”
Mi giro di scatto, lo vedo appoggiato con i gomiti sulla panchina, abbassato. Era rimasto immobile dopo avermi abbracciato. Solo che ora aveva le braccia che mi cingevano in maniera diversa.
Finalmente lo vedo negli occhi. Gli stessi che mi erano mancati tanto.
I suoi occhi blu sono lucidi e piangono lacrime per me. Non prova vergogna, non nasconde il suo viso. Mi guarda felice, la sua bocca sorride.Poi la sua voce,in quel momento, fu la prima volta che le mie orecchie ebbero la possibilità di riudirla.
”Piccola non voglio più lasciarti andare. Rimani con me, per sempre.
Seguimi dovunque andrò. Saremo felici…”
Lo fermaii.
Gli misi un dito sulle labbra come per zittirlo.
”Mi avevi già convinto sorridendo”.
Rise, ancora una volta per me.
”L’ho sempre detto che sei speciale”.
”E io l’ho sempre detto che non puoi vivere senza di me”.
Una battuta che mi era uscita di getto, senza neanche pensarci un pò su. L’istintualità di un tempo, il mio essere me stessa senza aver paura degli altri.
Lui è con me. Non ho più paura adesso.
Scoppiamo a ridere insieme, e mentre io mi alzo, lui mi raggiunge dall’altra parte della panchina, si siede e mi tira a sè.
”Amore ma è bagnata, non raffreddarti…Hai visto che nevica?”, provo a convincerlo.
”La neve che ti piace tanto. Perchè perdere ancora occasioni? Rimaniamo qui a guardarla insieme. Non avrò più freddo con te,non dovrò più fingere di stare bene.Mi sei mancata. Vieni qui, voglio sentirti tutta mia, fra le mie braccia ancora una volta. Felice, come ti ricordo. ”
Mi accuccio su di lui. Sento il suo odore.
Riconosco il profumo che gli ho regalato. Volevo che mi portasse sempre con sè. Dolci ricordi ritornano alla mia mente. Non fa più freddo. Non sto più male. Come una medicina aveva guarito tutto il male che c’era in me: il mio dolore causato dalla sua assenza.
Mi prende per il viso e ci lasciamo andare in un bacio lento e appassionato.
Ad un certo punto mi allontano.
”Piccola che c’è?”
I suoi occhi mi guardano impauriti, cercano di anticipare le mie mosse.
”Grazie per questo regalo di Natale”.
I lineamenti del suo viso prima contratti, si distendono.
Il suo volto esprime gioia.
”Questo è il nostro regalo di Natale: una promessa eterna”.

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Carla

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